Ecco un mio pensiero che tratta l’argomento del cosiddetto ” Terzo Paesaggio”, come somiglia questo mondo vegetale ed animale a quell’umanità relegata ai margini che tu Raffaella difendi con tanto ardore e che il resto del mondo non vorrebbe avere tra i piedi, non ti sembra ?
Abbandono spesso il lungomare,
caotico ed artificiale,
girando per la città con i miei ski-roll
osservo quello che voi cittadini
considerate terra di confine
e guardo oltre…
Oltre gli spazi urbani
ci sono piante che vegetano
in condizioni ostili,
compaiono senza preavviso,
crescono inaspettatamente
in un territorio residuo, indeciso,
sospeso, border-line.
E’ l’anticipo di quel che sarà.
La città senza il terzo paesaggio
sarebbe come una mente senza l’inconscio.
Ci ricorda che la Natura esiste anche senza di noi.
Ci ricorda che noi non controlliamo il mondo.
Luoghi nati per caso, per sbaglio o per incuria:
aiuole cittadine, bordi delle ferrovie, delle autostrade,
rotonde, fabbriche e costruzioni dismesse.
Se non esistessero bisognerebbe inventarle!
Spazi indecisi privi di ogni logica.
Inchiniamoci all’intelligenza biologica!
Inchiniamoci alla forza della Natura!
L’uomo una volta era il giardiniere della Terra
qui invece bisogna imporsi il non fare.
Ora tra edifici derelitti occultati,
tra vuoti urbani pieni di erbe, arbusti, fiori ed animaletti che
sono preoccupazione e sdegno per i bravi ed onesti cittadini
che odiano questa Natura di confine,
si trova questa forma di “lusso” selvaggio,
una risorsa indispensabile di diversità e bellezza.
Spazi indecisi, luoghi incerti, bordi di strada
siete i posti del Futuro,
siete l’anticipo di quello che sarà.
Vittorio Camacci